martedì 26 aprile 2016

Il terrore dell'ammortizzatore morto per fatica

Il vecchio ammortizzatore era stanco, la sua molla si era deteriorata e non riusciva più ad avere un ritorno veloce. Anche il pistone ad olio non funzionava più bene e le guarnizioni perdevano. Ma niente, il proprietario non lo voleva cambiare, e dargli il meritato riposo. Anni e anni su e giu. Da giovane faceva con entusiasmo il suo lavoro, ma poi col passare degli anni i soliti gesti ripetitivi l’avevano stancato e reso nervoso: anche perché i dolori, i cigolamenti della carrozzeria che doveva sostenere, soprattutto le tante buche che l’automobile trovava per le strade diventavano sempre più insostenibili. Niente da fare. Così venne quel giorno maledetto. Il lungo percorso l’aveva molto sollecitato e non ce la faceva più a sostenere il peso di tutta quella struttura: anche i suoi compagni di lavoro erano indifferenti alle sue fatiche e non l’aiutavano. Ciascuno pensava a se stesso. All’improvviso il cedimento improvviso della molla. L’automobile sbandò e invase l’atra corsia coinvolgendo nell’incidente un’altra incolpevole automobile. Il guidatore rimase ferito leggermente, ma nell’altra automobile ci furono diversi feriti. E un altro ammortizzatore morto. Quando il proprietario fece aggiustare l’automobile il vecchio ammortizzatore fu buttato nei rifiuti ferrosi, ma anche gli altri fecero la stessa fine, il loro egoismo non li aveva salvati dalla loro sorte. Furono cambiati tutti e quattro con altri nuovi di zecca e che costavano la metà e potevano essere cambiati al minimo segnale di cedimento.

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