

Soricelli è un artista nuovo ed originale rispetto al panorama naif.
Le sue opere non ci raccontano il mondo contadino filtrandolo attraverso la lente spesso deformante dei ricordi, ma la vita urbana che stiamo vivendo.
Raccontare il presente è una scelta difficile che obbliga a camminare su un filo sottilissimo, sospeso tra la banalità e la retorica; è un'impresa che riesce soltanto agli artisti veri.
Soricelli ci parla della nostra società, del degrado metropolitano, degli emarginati, dei poveri, degli umili e lo fa con grande poesia.
I suoi personaggi hanno un'anima. Sono poveri fuori, ma ricchi dentro; ricchi di una serenità che è pace, coscienza e felicità. Essi vanno in Paradiso, ci vanno con quelle enormi ali che sbucano dalla giacca e con i loro umili vestiti.
E' come se una grande giustizia superiore riscattasse le loro condizioni donandogli una ricchezza più grande che non è esterna, materiale ma interiore e superiore.
Anche i cani vivono la stessa situazione: sono tristemente felici.
Nella loro condizione subalterna e terrena sono altrettanto dolci, commoventi, sereni.
Il linguaggio di Soricelli è vario e la sua carica espressiva è come un fiume in piena che porta messaggi diversi.
A volte parla con la "poesia" e il suo linguaggio, pur nella sua complessità, è semplice, chiaro, frutto probabilmente di un grande lavoro personale di sintesi.
Altre volte si esprime con i "pugni" e il linguaggio è duro , tormentato, difficile e probabilmente ci racconta di un artista mai pago, di un artista che ricerca continuamente nuove vie, nuove tecniche, nuovi messaggi non ancora chiari nella sua e nella nostra testa.
In genere le tecniche che utilizza sono povere ma di grandissima efficacia per il messaggio che vuole comunicare.
L'uso dei materiali semplici degli oggetti quotidiani, dei rifiuti decontestualizzati, lo aiuta molto in questo lavoro di denuncia nei confronti della nostra società.
Una società cattiva, che consuma, che emargina e uccide ma alla fine perde.
Quello che rimane veramente sono questi umili personaggi con un'anima pura e grandi ali.
Sono questi cani alla catena, queste cucciolate tristi ma enormemente felici.
Luciano Pantaleoni
Correggio, 1995